Saimon

“Voglio cambiare: comincia a dirtelo, a crederci, a farlo.”

Tutto è cominciato a 12-13 anni, per gioco.
I miei genitori si erano separati e io potevo entrare e uscire da casa senza nessun controllo.
Dal gioco all’assuefazione all’eroina il passo è stato brevissimo.
L’abbandono della scuola ha completato il quadro.
La mia dipendenza, totale, è durata fino ai 18 anni.
Gli amici di allora sono tutti morti, a parte 3.

Una volta maggiorenne sono andato in una comunità vicino a Bergamo, per disintossicarmi.
È stato parzialmente utile.
Avevano puntato tutto solo sul lavoro e su obiettivi concreti da raggiungere, la qual cosa va bene, ma non basta.
Mi avevano insegnato a creare bellissime composizioni floreali, valorizzando la mia passione per i fiori, le piante, il giardinaggio.

Io, però, avevo bisogno di qualcosa di più, di non tangibile ma fondamentale: ascolto, attenzione, comprensione, fiducia, parole, pazienza, tempo.
Dovevo potermi aprire e buttare fuori tutto.
Dovevo potermi abbandonare sapendo di essere abbracciato e risollevato da terra.
Avevo bisogno del calore di una famiglia e delle competenze di psicologi e professionisti.

La mia fortuna è stata incontrare lo psicologo Giovanni Calloni, uno dei fondatori di AISE, che mi ha portato nella comunità terapeutica dell’associazione.
È stata dura, durissima, lo dico subito.
Qui gli operatori ti danno l’anima giorno e notte, ma non te ne lasciano passare una, o meglio, danno attenzione a ogni cosa, dal granello di polvere ai tuoi più grandi progetti.
Tutto viene passato al setaccio, ma solo per arrivare alla parte più autentica di ognuno di noi e poi da quella ripartire.

Se ci penso oggi, i primi mesi sono stato odioso e intrattabile.
Sono passati secoli ormai, ma ricordo che durante una discussione ho lanciato in faccia a Dario, un operatore, un pacchetto di sigarette.
Per tutta risposta mi è stato ancora più vicino e mi ha coinvolto in una delle sue passioni: il recupero e riciclo di oggetti vecchi.
E così, mentre io imparavo a dare nuova vita a un utensile, un mobile, una lampada, Dario e tutti gli operatori mi aiutavano a rinascere.

Un capitolo a parte è per Giordano*.
È stato un padre, davvero grande. Non ha solo riempito il vuoto lasciato dal mio, ma è stato il padre migliore che potessi desiderare.
Mi sono sentito accolto, amato e spronato come un figlio.

Io, che ero arrivato in comunità con tanta rabbia e una valigia, ho poi preso la licenza media, la patente, il patentino come Responsabile Sicurezza, il patentino per guidare la piattaforma da giardiniere.
Sono diventato responsabile di una cooperativa che da anni dà lavoro a decine di persone e che opera, con successo, per aziende del Piemonte e della Lombardia.
Ho comprato casa.
Ho iniziato a viaggiare e a concedermi i veri piaceri: una bella mangiata con gli amici, una gita al mare o in montagna, un giro in una città d’arte come Venezia.

Oggi gestisco la cooperativa di AISE e sono un punto di riferimento per i giovani ospiti delle comunità, che sanno di potermi parlare giorno e notte.
Fa bene al cuore aiutare un ragazzo e vedere che ce la fa.
Sono un amico presente e per sempre.
Ogni anno rivedo “i miei ragazzi”, molti dei quali ora padri di famiglia, che un tempo stavano in comunità e facevano riferimento anche a me.

Mi sento felice.
Che altro dire? Se ce l’ho fatta io, puoi farcela anche tu.
Ma ci devi credere. Fino in fondo.

*Giordano Giovanardi, uno dei fondatori di AISE e colui che ha rilanciato l’associazione e ne ha retto la Presidenza fino al 2014.

Alessandra

Alessandra
Affidati e lasciati andare.

Zaccaria

Zaccaria
Smetti di dare la colpa agli altri.

Pietro

Pietro
Tutto parte da te.

Saimon

Saimon
Voglio cambiare: comincia a dirtelo, a crederci, a farlo.

Salvatore

Salvatore
Butta giù la maschera.

Alessandro

Alessandro
Passo dopo passo puoi arrivare ovunque: realizza i tuoi sogni.